La città ideale è una città utopica la cui organizzazione urbanistica risponde a precisi criteri filosofici, scientifici e razionali.
La progettazione della città ideale ebbe una notevole diffusione nel Rinascimento quando l’insediamento urbano assunse un nuovo ruolo legato alla centralità dell’uomo.
A partire dal Quattrocento iniziò l’interesse per una progettazione architettonica in grado di tradurre la teorizzazione politica dell’epoca in una città ideale che rispondesse alle esigenze funzionali del vivere quotidiano con soluzioni estremamente razionali ed ordinate, predisponendo e distribuendo nel tessuto cittadino, con un attento studio della posizione e della prospettiva, i punti-cardine della vita politica e sociale, quali palazzi pubblici, piazze e fortificazioni.
Anche Leonardo fu affascinato dall’idea di pianificare una città come un organismo formalmente compiuto e prese così a elaborare un progetto di “città ideale” anticipando i tempi con l’idea di costruire gli edifici a torre, con livelli a piani rialzati e con canali di collegamento interni ed esterni, sfruttando al massimo gli spazi e disponendo rampe di scale per assicurare a ciascun piano un accesso separato.
L’immagine leonardesca della città quindi abbandona completamente il modello medievale, con le sue vie tortuose, le case ammassate le une alle altre, le abitazioni sovraffollate proponendo invece una nuova struttura che doveva essere “moderna, borghese, razionale” e che andava costruita su più piani, ognuno indipendente dall’altro, ma tra loro comunicanti mediante scalinate e dove, nel “piano alto” nobiltà e borghesia agiata potevano passeggiare indisturbate tra palazzi, strade e luoghi adeguati al loro vivere, ed al “piano basso” invece si concentravano i servizi e le varie attività: i commerci, il passaggio per carri e bestie, le botteghe artigiane, il lavoro degli operai.
Leonardo voleva una città comoda e spaziosa, ben ordinata non solo nelle strade, ma anche nelle sistemazioni architettoniche: alte mura, torri e merli d’ogni necessaria e piacevole bellezza, con “la sublimità e magnificenza de’ sacrati templi”.
A differenza dei trattatisti contemporanei, Leonardo ricercò un’organizzazione dello spazio non tanto geometrico quanto funzionale, in modo da dar soluzione ai diversi problemi della vita quotidiana: dal traffico, agli approvvigionamenti, alle esigenze igienico-sanitarie.
Le vie d’acqua sono importanti all’epoca in quanto sono le strade per il trasporto di merci e persone. Quindi sotto i piani abitativi si dovevano trovare i canali navigabili, regolati da chiuse e conche.
Infatti le città della fine del Medioevo avevano una struttura favorevole al propagarsi dei contagi e delle malattie: vie strette e tortuose, alta densità abitativa, specie nei quartieri più poveri, scarichi fognari a cielo aperto, igiene personale assai precaria, grande diffusione di topi e parassiti.
Per risolvere questo problema Leonardo propose un tessuto urbano molto più aperto, caratterizzato da strade ampie e rettilinee e da una presenza capillare di corsi d’acqua. La città doveva sorgere infatti in prossimità di un fiume dal corso abbastanza veloce da non creare ristagni che avrebbero potuto inquinare l’aria. Attraverso chiuse e conche l’acqua del fiume sarebbe stata convogliata nell’abitato mediante una rete di canali, grazie ai quali si provvedeva innanzitutto alla pulizia e al deflusso dei liquami, per i quali venne studiato un vero e proprio sistema fognario sviluppato a livello sotterraneo. I canali assunsero anche altre importanti funzioni come quella di garantire le comunicazioni e di agevolare gli approvvigionamenti.
Il traffico merci sarebbe avvenuto, per via idrica, in modo tale da consentire lo scarico delle derrate perfino all’interno dei singoli palazzi, muniti di magazzini seminterrati, cui si accede direttamente dal canale esterno mediante una piccola darsena. La rete dei canali doveva essere integrata in un sistema viario rigorosamente organizzato che avrebbe compreso strade destinate al traffico veicolare e popolare con una larghezza che doveva eguagliare quella media delle case adiacenti, senza per questo sacrificare l’eleganza nelle architetture, nei porticati e nei palazzi adorni di attici e terrazzi. Questa città sarebbe dovuta sorgere lungo le rive del Ticino, il progetto però, a causa degli eccessivi costi, rimarrà irrealizzato.
Ovviamente oggi avremmo da ridire su questa divisione della città a livello sia architettonico che umano. Infatti la vera originalità del progetto non stava in questo, ma in altri due aspetti: la fusione di architettura, meccanica e idraulica e la nuova idea che la bellezza della città doveva essere sinonimo di “funzionalità”, frutto dell’apporto delle scienze matematiche e meccaniche.