Una domenica di tanto tanto tempo fa, Saretta era a casa con la mamma, fuori la giornata era uggiosa e mentre la mamma si guardava Domenica In condotta da Corrado, Saretta si annoiava tantissimo, tanto che all’offerta del padre di fare una passeggiata, disse di sì anche se sinceramente non aveva una confidenza esagerata con lui.
A piedi sotto i portici di Bologna protetti da una leggera pioggerellina, percorsero via S.Vitale, all’altezza di Piazza Aldrovandi svoltarono a destra in via Giuseppe Petroni. Strade desolate. Proseguirono per Piazza Verdi costeggiando il teatro Comunale e si ritrovarono in Via Respighi e lì c’era un bar. I bar allora non erano come quelli di oggi. Erano quasi sempre poco illuminati, gestiti da un uomo, si davano mazzi di carte per una o più briscole e bicchierozzi di vino. Entrammo e subito pensai: “che brutto giro, qui non vendono nemmeno i gelati Algida “. Insomma già non vedevo l’ora di tornare a casa. Mio padre invece ordinò per me un panino al prosciutto crudo. Ricordo quelle enormi fette di pane toscano ed un prosciutto che era ‘na crema. Mangiai avidamente e con gusto sotto lo sguardo compiaciuto di mio padre che mi inorgogliva, quando vedo troneggiare vicino alla cassa una torretta di boeri rossi. Allora qualcosa c’era in quel bar dimenticato da Dio e pure dai bolognesi. Mio padre disse: “tieni te ne prendo uno solo e poi vediamo che succede”. Ho il cuore in gola, comincio a scartare tremante il primo velo rosso, apro bene la cartina d’argento mi infilo in un lampo il boero in tasca e vedo stampato in un azzurrino sbiadito il n° 3. Evviva! Ho vinto altri tre boeri. Ne scarto 2 niente, ma nel terzo troneggia un poderoso numero 5. Altri 5 boeri!!!!! Papà dice che è meglio smetterla dobbiamo rientrare. Durante il tragitto di ritorno sgranocchio uno di quei boeri. Cedono all’istante ai miei denti e si diffonde in tutta la mia bocca un succo liquoroso, caldo e confortante nell’attesa della ciliegia completamente imbevuta di altro liquore. Si staccano dei pezzettini, qualcuno rimane attaccato ai denti in modo da assaporarne il ricordo come se fosse quello di un profumo, di una persona che se ne è già andata. Ne mangio tre e papà se ne accorge mi sgrida ma non gli riesce bene a lui non piace sgridare, “lavoro da donne” e qui mi sorride mi stringe la mia manina nella sua, grande, affusolata, accogliente e calda. Mi sorride e mi dice: “non dire niente alla mamma hai capito?”. Annuisco non dirò niente del bar, dell’oste, delle partite a carte, della puzza di fumo impregnata nei nostri cappotti, di aver mangiato cioccolata al punto da sentirmi un tantino brilla. Insomma bocca cucita. Sono complice ora di qualcosa con papà e questo mi rende felice. Mi sento lo stomaco caldo dal liquore, mi da un po’ fastidio ma liquore fa rima con amore e l’amore si sa e color rosso boero.
Te la dovevo. Buonanotte.
Stefania Bella