SALVATORE GEBBIA
Nasce nel marzo del 65 ad Avellino; all’età di 9 anni inizia lo studio del pianoforte
– Nell’anno 1976 supera a pieni voti gli esami di ammissione presso il conservatorio Cimarosa di Avellino ove proseguirà gli studi sino al brillante diploma in pianoforte nel luglio 87.
-Nel 1982 si avvia allo studio della composizione presso la medesima istituzione.
– Nell’ 87, successivamente al diploma di pianoforte, frequenta i corsi di alto perfezionamento pianistico presso l’accademia Nino Rota in Bari sotto la guida di Michele Marvulli.
– Nel 90 collabora con il quintetto di fiati Kammermusik e con il Melodic jazz quartet nel progetto Four for Tango con il quale esegue repertorio cameristico del novecento spaziando da Astor Piazzolla al francese Claude Bolling e collaborando con jazzisti di fama nazionale (Piero Leveratto e Ettore Fioravanti, Marco Sannino).
– Nell’92 all’attività concertistica, affianca quella di direttore artistico e consulente musicale dell’Accademia Internazionale di Musica “W. Kandinsky” di cui è fondatore. Sebbene impegnato nell’ambito concertistico organizzativo e didattico, non trascura la composizione, dedicandosi dopo un viaggio in Nord America allo studio e all’approfondimento dei patrimoni popolari. E’ in questi anni che matura l’esigenza di esprimersi attraverso un nuovo linguaggio musicale filtrato da esperienze nell’ambito popolare e minimalista.
-Nel 97 dopo aver approfondito in Argentina le sue conoscenze sul tango di Astor Piazzolla esce il suo primo cd da solista che comprende sue composizioni ed alcuni brani composti dal maestro argentino.
-Nel 98 realizza la produzione teatrale “Tra Borges e Piazzolla” che lo vede impegnato anche in qualità di pianista al fianco dell’attore Alessandro Haber e del quartetto del Barrio con la regia di Giorgio Gallione e la promozione del Teatro dell’Archivolto di Genova e nell’ambito teatrale collabora tra gli altri con attori quali Michele Placido, Rocco Papaleo ecc. Nello stesso anno termina la registrazione di una raccolta di riflessioni pianistiche dal titolo: “Lifebound” comprendente 11 composizioni totalmente inedite. Tale progetto viene acquistato dall’etichetta statunitense Siam Records e nell’anno 2000 fa il suo ingresso sul mercato discografico americano ed inglese con ampio successo di pubblico e di critica . Nel novembre dello stesso anno viene invitato negli Stati Uniti per una tournee proponendo le sue composizioni per solo piano al vasto pubblico americano e ricevendo notevoli consensi anche dalla critica. Nel 2008 registra il suo 2 album da solista “ Il tornare” che comprende 12 brani inediti per pianoforte. Nel 2009 firma un contratto discografico con la Rnc music-Emi publisher che provvede a distribuire la sua musica in tutto il mondo…Attualmente i suoi cd “ Lifebound” e“ Il Tornare” sono presenti nei Musicstores mondiali. E’ in lavorazione il suo 3° cd di composizioni inedite.
C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
Così come non credo che si viaggi per tornare.
L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perchè, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Da sè stessi non si può fuggire.
Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio.
Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza.
In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico.
Ovunque vada è la propria anima che sta cercando.
Per questo l’uomo deve poter viaggiare.
— Andrei Tarkovsky
Attualmente i CD di Salvatore Gebbia “Il Tornare” e “Sospesi” sono in vendita nei Musicstores mondiali
INCONTRO/INTERVISTA CON L’AUTORE:
Com’è nata la passione per la fotografia?
La passione per la fotografia nasce circa 15 anni fa come esigenza di sperimentare un linguaggio differente e complementare alla musica..è una passione strettamente legata al “viaggiare” , che è la cosa che amo di più in assoluto. Incontrare altra gente, altri volti, visitare luoghi remoti per poi raccontare la loro storia in maniera semplice, ma immediata come solo la fotografia riesce a fare, Naturalmente la mia professione resta quella di musicista e compositore ma i viaggi e la fotografia sono un grande serbatoio di idee e ispirazione.
Quali sono i suoi maestri o le sue fonti d’ispirazione?
Sono ispirato dai maestri della pittura oltre che dai fotografi. Amo la luce e l’oscurità dei dipinti di Vermeer, Rembrandt, Caravaggio. Andrej Dragan per la ritrattistica è la mia maggiore fonte di ispirazione. Franco Fontana per i suoi cromatismi e l’uso aggressivo del colore nella paesaggistica e James Nachtwey che è piu’ vicino al mio mondo fotografico.
Quali sono le tecniche che predilige nella realizzazione dell’immagine?
Scatto quasi sempre per istinto, nella fotografia da reportage spesso non hai il tempo di programmare lo scatto, occorre tuttavia una capacita’ di comporre la scena conoscendo la tecnica. ma l’occhio resta fondamentale rispetto ad una buona macchina…Certo nel ritratto è possibile a volte pensare e scegliere l’angolazione giusta per inquadrare.
Paesaggio, reportage, ritratto, quali sono le diverse emozioni che le suscitano?
Per qualunque fotografo il piacere di fotografare è anche un piacere fisico di essere in quel luogo: osservare le cose con la macchina fotografica ti mette in uno stato d’animo di curiosità, di disponibilità e di interesse verso quei luoghi e quelle persone. Ho avuto la fortuna di visitare terre insolite e di bellezza struggente, come la mongolia, la terra del fuoco, le ande, l’etiopia, l’iran, il borneo, l’india ecc, vivere accanto alla gente, entrare con discrezione nelle loro vite, raccontarsi. Soltanto cosi la fotografia puo’ porre domande piuttosto che dare risposte , emozionarmi ed emozionare.Fermarsi e comprendere, prima di premere il pulsante della macchina fotografica.
Un episodio divertente e uno commovente dal suo album dei ricordi fotografici.
Ce ne sono tanti…forse aver improvvisato una partita di calcio con i ragazzini nella township di soweto davanti alla casa di nelson mandela in Sudafrica..con tanto di pallonate nei vetri delle finestre…e’stato divertente !!!,,,commovente? Il poco tempo passato nei dispensari di Madre Teresa a Calcutta ma sufficiente a rimodulare alcune mie abitudini e comportamenti quotidiani…i piccoli e grandi atti di amore degli “illuminati “ , i volontari che rendono meno dolorosa l’esistenza umana…ecco li’ ho scelto di non scattare foto.
Quali sono le mostre o le pubblicazioni più importanti cui ha partecipato?
L’allestimento del progetto This Bitter Earth pensato per l’esposizione al teatro Carlo Gesualdoè la mostra di grandi stampe piu’ importante. un percorso in cui le fotografie sono state accostate per affinità di soggetto o di emozione, scattate in luoghi lontanissimi fra loro, in periodi diversi; immagini che raccontavano la precarietà dell’esistenza restituendoci il senso e la profondita’ della vicenda umana.. Il riconoscimento del National Geographic per alcuni miei scatti nel 2010 ha permesso la distribuzione degli stessi anche all’estero in una raccolta intitolata Faces of the World..Altri scatti sono presenti nelle gallerie di 1x.com, sito svedese di enorme rilevanza mondiale che raccoglie e seleziona il meglio della fotografia internazionale.
Oggi la fotografia è ormai completamente digitale, i tempi romantici dell’attesa in camera oscura sono quasi archeologia, ci può essere lo stesso calore nelle immagini, la stessa emozione e possibilità di lavorare i supporti come si faceva un tempo con i chimici e la carta?
Non trovo una contrapposizione tra i due sistemi..quello che oggi fa Photoshop in parte si faceva in camera oscura con la pellicola e la stampa. L’immediatezza e la facilità d’uso hanno decretato il successo del digitale, che oggi in termini di qualita’ ha raggiunto risultati stupefacenti. Non possiamo rinunciare al progresso, non possiamo rinunciare alla versatilita’del digitale soprattutto per chi fa fotografia da reportage e puo’ intervenire in postproduzione per una correzione dello scatto. Poi il risultato fotografico è un insieme complesso di fattori e l’occhio resta fondamentale rispetto ad una buona macchina.
A suo avviso c’è abbastanza spazio per la fotografia nella nostra città?
C’è molto fermento culturale in citta’ ma mancano i luoghi dove poter ospitare mostre di rilievo e manca forse una politica rivolta alla progettualita’ capace di radicare eventi sul territorio. In tal senso credo che il Teatro Gesualdo sia il volano culturale e l’unico contenitore di arte che possa ospitare mostre di respiro nazionale.
Quali sono gli altri fotografi irpini di cui apprezza il lavoro, a suo avviso c’è una “scuola avellinese” di fotografia? Possiamo eventualmente ricostruirne un po’ la storia?
Non sono a conoscenza di una “ scuola avellinese”, di certo c’è la famiglia Iannaccone con Nicola prima e Diego ora che ha lasciato una traccia profonda sulla fotografia in citta’..Oggi il punto di vendita è anche un luogo di incontri e confronti tra fotografi e sede di importanti corsi. Apprezzo i lavori di Paolo Giolivo e Antonio Bergamino.
Giovani e fotografia, se ne vedono tanti in giro con le reflex, c’è desiderio di imparare la tecnica oppure prevale l’approccio “istintivo” all’immagine? Non solo reflex , oggi si scatta in prevalenza con il cellulare in modo ossessivo. Cartier-Bresson scattava in modo semplice sfruttando per lo più la luce ambientale. La sua semplicita’ e il non essere ossessionati dalla tecnica restituivano una qualità senza tempo dei suoi scatti..Non c’è una regola sull’approccio se si ha il dono di saper leggere la vita da un obiettivo. La tecnica è necessaria per conoscere i cromatismi ,la quantita’ di luce necessaria ,l’inquadratura giusta ma riuscire ad intuire la scena che sta per comporsi di li a qualche istante dinanzi all’obiettivo resta vitale per costruirsi una identita’ fotografica.
PROGETTO THIS BITTER EARTH
Nell’allestimento pensato per la mostra fotografica di Salvatore Gebbia, ci saranno 40 stampe digitali di diversi formati, per lo più grandi. il sottofondo musicale sara’ quello di This bitter earth di Max Richter che dara’ il titolo alla mostra e guidera’ lo spettatore attraverso un percorso in cui le fotografie saranno accostate per affinità di soggetto o di emozione, scattate in luoghi lontanissimi fra loro, in periodi diversi; immagini che racconteranno la precarietà dell’esistenza restituendoci il senso e la profondita’ della vicenda umana..
La passione per la fotografia nasce circa 15 anni fa come esigenza di sperimentare un linguaggio differente e complementare alla musica..è una passione strettamente legata al “viaggiare” , che è la cosa che amo di più in assoluto. Incontrare altra gente, altri volti, visitare luoghi remoti per poi raccontare la loro storia in maniera semplice, ma immediata come solo la fotografia riesce a fare, inoltre e’ motivo di crescita culturale e arricchimento interiore. Naturalmente la mia professione resta quella di musicista e compositore ma i viaggi e la fotografia sono un grande serbatoio di idee e ispirazione.
Viaggio sempre pianificando gli itinerari direttamente sul luogo come in Etiopia, nel Borneo, in Iran o in Sud America permettendomi di conoscere e respirare la cultura del luogo che voglio fotografare; fermarsi e comprendere, prima di premere il pulsante della macchina fotografica.
Scatto quasi sempre per istinto, nella fotografia da reportage spesso non hai il tempo di programmare lo scatto, occorre tuttavia una capacita’ di comporre la scena conoscendo la tecnica. ma l’occhio resta fondamentale rispetto ad una buona macchina…Certo nel ritratto è possibile a volte pensare e scegliere l’angolazione giusta per inquadrare…Scatto in digitale utilizzando vari programmi in postproduzione e sono favorevole alle nuove tecnologie, non porto con me molta attrezzatura, magari uno o due corpi macchina e buoni obiettivi scattando spesso al tramonto o all’alba.
Il riconoscimento del National Geographic per alcuni miei scatti ha permesso la distribuzione degli stessi anche all’estero.
fonte: www.agendaonline.it