Saretta aveva 8 anni. Era magrolina, timida e terribilmente impaurita da Suor Pier Concetta e suor Bianca Giulia. Loro picchiavano i bambini disobbedienti a catechismo. Per Saretta pure erano cattive. Come quella volta che distribuirono i dolci per chi aveva fatto il presepe a Natale e Saretta fece un alberino piccolo con quelle poche palline che si aveva ma che la nonna rendeva così luminoso con una delle sue fiabe inventate al momento. Ah, che Natale meraviglioso! <<beh!>>, suor Pier Concetta disse, dopo aver distribuito i dolci tranne che a Saretta, che per lei non c’era niente perché l’albero è “pagano” e che la sua nonna era già venuta a prenderla. PAGANO? Ma che vuol dire? Il tutto tra le lacrime. La “nonna” le prese il viso fra le mani e con un sorriso triste le disse che non lo sapeva, ma di stare tranquilla. Saretta la guardava, col suo cappottino color verde smeraldo. Era magra tanto che quell’enorme montatura nera degli occhiali, sbordava dal viso. Solo l’intenso azzurro dei suoi occhi cancellava l’infelicità del momento. Arrivate a casa si sedettero vicino all’albero e lei, la “nonna”, cominciò a raccontare a Saretta la stessa fiaba del giorno prima ma, diversa, reinventata più dolce di una spumiglia, più morbida del ripieno di un biscotto e potente da far dimenticare tutte le tristezze. La loro fantasia non era contenuta in un sacchetto di dolci. Saretta la guardava e non vedeva una nonna come tutte le altre: vedevo solo, semplicemente, meravigliosamente mia madre. L’anno dopo i genitori di Saretta si erano sposati. Al papà era arrivato l’annullamento dalla Sacra Rota dal suo precedente matrimonio (ci vollero ben 16 anni per ottenerlo). Subito diede a Saretta il suo cognome “Bella” e la mamma non risultava più “ragazza madre”. Beh, dentro quel sacchetto di dolci non c’era solo il fatto che per pura ignoranza fecero l’albero piuttosto che il presepe; ma il fatto che Saretta era bastarda come qualche volta si sentì epitetare, ma che la madre era “ragazza madre” e che il padre attendeva l’annullamento di un precedente matrimonio proprio dalla Sacra Rota. A Natale Saretta aveva una gonnellina blu a pieghe al ginocchio, un maglioncino risistemato dal padre perché abbondante, una camicetta di mussola sotto, dei calzettoni appena sotto al ginocchio ricamati dalla madre e le scarpette di vernice col bottoncino al lato. I capelli erano lunghi, la carnagione bianca quasi diafana da dove spuntavano due enormi occhi azzurri. In sacrestia venne chiamata perché dopo dovuta verifica: in casa c’era un mini presepe (praticamente un blocco unico con Maria, Giuseppe, l’asino e il bue. L’unica cosa staccata era il bambinello ed un enorme foglio blu con le stelle attaccato alla parete del camino. “Hai visto che col presepe puoi avere anche tu i dolci? Sei contenta”? Saretta rispose di no perché dentro non c’erano i dolci ma ipocrisia. Ovviamente lei al tempo non sapeva cosa volesse dire anche se adesso si. Appoggiò il sacchetto su di una panca e andò a casa. La domenica successiva suor Pier Concetta disse: <<Saretta perché non hai preso i dolci sei proprio un’ingrata!>> Che voleva dire la parola “ingrata”? Beh… in due anni ho imparato il significato della parola: pagano, ipocrisia e ingrata. Sono Stefania Bella, ho avuto in seguito buone insegnanti che dicevano che il primo libro importante da tenere in casa era il vocabolario della lingua italiana che mio padre mi compero’ all’istante. Era della Zanichelli e lo posseggo ancora decisamente molto vissuto ma di quelle tre parole non ebbi mai il bisogno di consultarne il significato . Erano impresse col fuoco nel cuore e nell’amima. Anni dopo andando a messa per puro caso mi sedetti accanto alle due suore. Ebbene si c’erano ancora, del resto pensai: “e chi se le piglia più”, non mi riconobbero. Diedi un biglietto a una delle due con scritto: “un pacchetto di dolci se mi sai dire il significato della parola MISERICORDIA”. Sapete? Ora conosco il significato di molte parole, leggo e scrivo tanto ma per avere accesso al potere sconvolgente e appagante delle parole, ho avuto un brutto battesimo del fuoco. Pace agli uomini di buona volontà.
Stefania Bella