Ciao principessa sono qui per raccontarti una favola. La conosci? Per me no. Proviamo.
C’era una volta per l’esattezza 42 anni fa, una bambina che voleva una bambola. La desiderava con tutta se stessa magari col ciuccetto o il biberon. Ma non arrivava mai c’era solo Serafina la bambola di pezza che le regalò la mamma pagandola un po alla volta. Aveva quel buon odore di plastica di giocattolo nuovo. Il padre era contro l’acquisto di giochi, così per la valigetta del dottore dovette aspettare ancora qualche anno.
Ma una sera di capodanno nell’azienda del padre distribuivano ai dipendenti….udite udite: delle bamboleeee! Tutto il giorno la bambina incitava il padre: “Dai, andiamo?”. Ma il papà doveva terminare un cappotto e solo quando terminò l’imbastitura si decise. E giù per le strade di Bologna a gran passo sotto i portici. Eccoli, ci sono, sono arrivati……entriamo nella stanza dei giochi e… “ci dispiace, le bambole sono finite”.
Alla bambina sembrava che l’avessero presa per il colletto del cappotto e sollevata da terra le mancava il respiro. Innanzi a lei pareti, pareti e ancora pareti di libri. Aveva 4 anni sapeva leggere ma lei voleva essere la mamma di una bambola che non fosse Serafina. Il padre ignaro disse un po’ brusco: “Che fai scegli è tardi “. Rimise i piedi a terra e vide un libro aperto con tanti disegni di conigli. Senza rendersene conto, le gambette andavano verso quel mondo con all’orecchio il compiacimento del padre per l’ottima scelta.
Tornarono a casa, la bimba poco convinta… ma era il primo regalo di suo padre. Il libro fu letto in una settimana di influenza quando ancora non esistevano le tachipirine a privare di quel piccolo tempo che solo un libro può riempire, senza far sprofondare nel sonno.
Passano gli anni. Il ricordo sempre vivido di quel libro rimane ma Argento dov’è Argento?
Il padre della bambina è ora con Argento. La bambina ogni tanto sgrida il padre perché non ha sue notizie. “Vabbè sei di poche parole ma di qualcosa!”. Ed ecco all’improvviso spuntare tra un milione di cose conservate “La collina dei conigli”.
Il libro fu dato al marito di quella che era stata una bimba come quando quel padre consegnò, sempre a quel marito, gli emblemi che rappresentavano la sua vita col compito di darli alla sua bambina. Si è scelto una persona particolare per sincerarsi che ciò che è contato di più per lei arrivasse a destinazione: IO.
Sull’attaccapanni il suo cappotto. Lo ringrazio, piango emozionata. Abbraccio il cappotto metto le maniche attorno al mio collo, ma pendono lungo le spalle e la schiena non mi resta che l’immaginazione di un’abbraccio.
Mi giro e il mio libro è lì, intatto nelle sue meravigliose tavole colorate, gli dico: “ci si reincontra vecchio mio…” lo stringo al petto sa un po di muffa ma ha attraversato tanti anni per raggiungermi. Lo abbraccio e abbraccio tutto quanto c’è in lui compresa la polvere e l’anima di mio padre. Grazie papà adesso posso iniziare una nuova favola.
E tutto ciò che di più caro posseggo. Le mie storie, la mia fantasia. Le dedico a te. Perdona la poca cosa ma almeno sono fatte a mano. Ti voglio bene sempre e poi sempre,
tua Stefania.

Stefania Bella

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