Tempo di vacanza istituzionale; tempo di svago meritato; tempo di andare al caldo quando fa freddo… oppure al fresco quando fa caldo… itinerario da calendarizzare e poi, finalmente, tempo di viaggio da raccontare… Perché poi, alla fine dell’impresa, la vera soddisfazione sarà quella data dal poter raccontare e documentare ad amici e conoscenti (ora anche e soprattutto via social) la nuova meravigliosa avventura a chi invece è dovuto restare fermo alla consueta vita di casa.
Purtroppo però, come al solito, anche a conclusione di questa nuova avventura, le memorie non si distingueranno con limpidezza e rimarranno solo dei confusi titoli di immagini scattate col telefonino in modo sfrenato e quasi nevrotico.
Fotografie di mari, foto-copie di monti, di prati, di tavole apparecchiate, di vetrine illuminate, video di bar affollati, di tramonti già visti, di volti estranei, pose, atteggiamenti, istantanee di luoghi tutti uguali o tutti simili e confondibili con quelli della vacanza precedente o con quelli della villeggiatura fatta da altri amici l’anno scorso e poi, soprattutto … tanta allegria a buon mercato spacciata per felicità.
Il turista moderno in pratica è un inconsapevole turNista del sistema consumistico che deve andare e quindi va ovunque ma senza un preciso motivo che ne giustifichi l’ aspettativa.
Sceglie la destinazione perché ha visto la TV, o perché ha navigato in rete, o anche per averne sentito parlare da qualcun altro, decidendo infine di “comprare un viaggio” verso località certamente esclusive ma comunque sempre ben frequentate (…se là non ci va nessuno che ci vado a fare?… invece, se là ci vanno in tanti, e magari anche qualche VIP, allora vuol dire che ne vale la pena!! )…
Alla fine quindi il TURnISTA INCONSAPEVOLE è l’ennesimo risultato sociale di una cultura di massa mirata al consumismo genericamente inteso come sterile atteggiamento finalizzato alla sola soddisfazione di bisogni non essenziali, senza ideali e senza propositi, ma indirizzato all’acquisto del prodotto come solo e unico vero traguardo giustificato e raggiungibile.
Anche il “ viaggio” diventa così un banale oggetto da acquistare e da consumare tanto quanto un qualsiasi altro prodotto fast-food che deve essere in primis ben confezionato, ben presentato, da tutti o da quasi tutti ovviamente apprezzato, desiderato ed immediatamente pronto all’uso… poi l’eventuale cattivo sapore o l’imbarazzante retrogusto o la cattiva digestione sarà forse un problema del dopo… Forse!
Di positivo (per la nostra purtroppo miope collettività) c’è il fatto che il turNista da viaggio è un moderno consumatore che indubbiamente favorisce l’aumento del PIL: « Per l’Italia il settore turistico è un comparto economico di prima grandezza con una incidenza nel Prodotto Interno Lordo (ufficiale) del 7% e due milioni di occupati. Ogni anno le strutture ricettive accolgono oltre 80 milioni di persone con circa 350 milioni di pernottamenti. (Fonte: Legambiente) »
Di contro, come tutto ciò che produce “ricchezza” nella nostra moderna società dei consumi, allo stesso tempo (e spesso inconsapevolmente) questo turismo commerciale provoca inquinamento e impoverimento ambientale ed anche decadimento social/culturale in quanto poi alla fine i luoghi più ambiti per il turismo di massa si trasformano e diventano inesorabilmente tutti uguali tra loro anche se geograficamente separati da centinaia o migliaia di chilometri e da diversissimi percorsi storici e sociali.
Il prodotto turistico generalizzato (indicato col semplice termine di viaggio, gita o vacanza) è quasi sempre privo di valori interiori ma è comunque sempre ben organizzato implicando consumi di enormi quantità di carburanti, generando elevati numeri di affitti di case, permanenze in hotel o villaggi, consumazioni di pasti, aperitivi, alcolici, souvenir e gadget da shopping con tutti i relativi residui e conseguenti materiali di scarto molto poco ecologici.
In cambio invece questo ulteriore prodotto commerciale favorisce lo sviluppo di una economia di mercato ormai universalmente osannata ed ambita dalla ideologia della crescita incondizionata senza tenere in alcuna considerazione il costo sociale ed ambientale che poi rimarrà da saldare anche o soprattutto alle successive generazioni.
Il turista di massa o turNista inconsapevole, trasforma senza saperlo sentieri boschivi in autostrade; spiagge in stabilimenti balneari; tramuta colline in “location” provocando mutamenti ecologici, ambientali, finanziari, sociali e culturali che non possono essere accettati solo per il loro valore economico immediato senza tenere poi conto delle vere ricchezze che vanno perse in cambio di questa facile prosperità spacciata per “crescita” ed alla fine connessa poi al solo giro di affari e di compensi che passano da una tasca ad un conto bancari… e questo è il punto cruciale dell’argomento.
Infatti, non ci sarebbe il fenomeno di massa applicato al turismo se anche in questo caso non intervenisse la consueta selvaggia speculazione economica aiutata dai potenti attuali mezzi di comunicazione e dalle facili suggestioni provenienti dalla dipendenza da programmi di intrattenimento cine-televisivo spesso organizzati per offrire una scarsa qualità culturale (sub-valore questo quasi sempre in controtendenza con la cosiddetta “audience”) e per provocare un forte impatto psicologico sulla semplicità intellettuale dello spettatore medio che poi “naturalmente” sarà propenso ad acquistare viaggi mirati per ripercorrere luoghi ed ambienti ricalcando i movimenti e gli atteggiamenti di questi eroi moderni visti in TV.
Sono purtroppo molto lontani i tempi del percorso di viaggio interpretato, sentito e vissuto come momento di importante crescita interiore.
Ormai il viaggio è inteso e condiviso solo come una banale esperienza di divertimento di gruppo. Strade comode e mezzi di trasporto veloci in una natura addomesticata e poco invadente, congiuntamente ad affollati ristoranti senza caratteristica ed a locali notturni “da sballo” sono condizioni quasi obbligatorie che ne giustificano il costo e ne sanciscono il valore moderno puramente commerciale e consumistico.
Per riprendere possesso di valori ormai lontani e persi valgono queste parole di John Muir, naturalista e scrittore di fine ottocento e pioniere del moderno conservazionismo:
“Solamente l’andare da soli, nel silenzio, senza bagaglio, permette di entrare davvero nella natura selvaggia. Tutti gli altri viaggi non sono che polvere, hotel, valigie e chiacchiere” .
La qualità del viaggio o vacanza o “stacco” che sia, per essere veramente tale, dovrebbe innanzitutto essere caratterizzata da una esigenza personale di ricerca di senso del luogo e di riflessione sulla nuova insolita località verso cui orientiamo il nostro interesse di viaggiatori muniti di moderazione, semplicità, riflessione e, perché no, anche di una certa spiritualità.
Sempre utilizzando le ammirevoli valutazioni di Miur e sommando a queste qualità individuali del viaggiatore anche il non addomesticamento dei luoghi di destinazione, allora inevitabilmente si determinerebbe una bassissima densità di visitatori ed una altissima qualità del “viaggio”.
Concludiamo questa riflessione con un pensiero dell’ ecologo statunitense Aldo Leopold che comprese in anticipo il grande pericolo del turismo di massa e dello sviluppo tecnologico scrivendo:
“Lo svago divenne un problema preciso ai tempi del primo dei Roosvelt, quando le linee ferroviarie, che avevano escluso la campagna dalla città, cominciarono a trasportare masse di cittadini nelle campagne. Ci si accorse che più gente ci andava più piccola diventava la possibilità individuale di godere di pace, solitudine, natura e bei panorami, e sempre più lungo il tragitto necessario. L’automobile ha esteso questa spiacevole situazione, in precedenza di lieve entità e a carattere locale, fino ai limiti estremi delle strade praticabili, rendendo scarso qualcosa che prima abbondava. Ma questo qualcosa si deve comunque trovare, e allora, come ioni proiettati dal sole, i turisti della domenica si irradiano da ogni città, generando calore e attrito ogni fine settimana. L’industria del turismo fornisce vitto e alloggio per attrarre sempre più ioni, sempre più in fretta e sempre più lontano….. Le imprese costruiscono strade nell’entroterra, quindi acquistano altre terre per assorbire il flusso vacanziero, accelerato dalle strade appena costruite. L’industria dell’accessorio spiana la strada verso la natura vergine; la conoscenza dei boschi diventa l’arte di usare tutti i vari arnesi disponibili…….. per chi cerca qualcosa di più, questo genere di svago all’aria aperta è diventato un processo autodistruttivo, in cui si cerca senza mai veramente trovare alcunché: una delle grandi frustrazioni della società meccanizzata”.
