DISCUSSIONI

……. “L’arte degli affari sta un gradino al di sopra dell’Arte. Ho iniziato da artista commerciale e voglio finire da artista degli affari. Dopo aver fatto quella cosa che si chiama “arte” o con qualunque altro nome la si voglia indicare, mi diedi all’arte degli affari. Dicevano: i soldi sono un male – lavorare è male. E invece fare soldi è arte, e gli affari ben fatti sono la migliore espressione d’arte. […] Era sufficiente per me il fatto che l’arte fosse stata incanalata nel commercio, fuori dal chiuso di certi ambienti, dentro il mondo della realtà.” (Andy Warhol)

Oggi il mecenate dell’arte è il mercato, cioè il denaro. La finanza decreta l’artista e il valore del suo manufatto che vengono scambiati, come qualsiasi altro strumento finanziario, nelle piazze d’affari internazionali.

Le opere d’arte, che rappresentano il punto più alto della produzione spirituale, incontreranno il favore della società borghese soltanto se saranno considerate capaci di generare direttamente ricchezza materiale.” Karl Marx

Il vero genio oggi è colui che sa o ha le possibilità di vendersi meglio sul mercato. Un enunciato duro da digerire soprattutto per l’artista puro, cioè colui che fa arte per naturale inclinazione e che del mercato, del denaro e della finanza ha una visione così astratta da far sembrare un Mondrian un vero iper-realista.
Vero è che questo è il riflesso di tutta la nostra società. La mercificazione investe ogni settore della nostra vita. E non è un fatto recente; parte già nell’ottocento ma in questo nostro periodo storico rasenta punte di autentica follia. Le avanguardie artistiche del novecento con i loro atteggiamenti di sfida e di provocazione, con lo sberleffo e la polemica vollero contestare il pubblico, la mercificazione della propria arte, prendendolo di mira perché ancora legato al gusto della tradizione e dunque “arretrato”, espressione della borghesia gretta e affarista del periodo. Ovviamente non sfugge agli autori di avanguardia più consapevoli il carattere ambiguo e impotente della propria rivolta: poiché anch’essi producono opere d’arte, queste saranno fatalmente destinate a essere vendute e neutralizzate dal mercato e dal museo. Pensiamo alla famosa “Merda d’artista” di Piero Manzoni; il mercato dell’arte contemporanea è stato pronto ad accettare letteralmente degli escrementi, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità.

Il corso dell’arte oggi mi preoccupa molto; la sua mercificazione sta diventando sempre più espressione di potere e gerarchia sociale all’interno di meccanismi di controllo dei cervelli e dei corpi degli essere umani. L’estetica si pone oggi come nuova frontiera di manipolazione della comunicazione e della vita e se gli artisti non sapranno sciogliersi da questi meccanismi sarà la fine non solo dell’arte ma della dignità di ogni essere umano.

Paola Mangano

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